Su quale concetto si basa l’uso della crioterapia?
La crioterapia si basa sul concetto che in un tessuto sottoposto a un rapido congelamento, l’acqua intracellulare si cristallizza, le membrane cellulari si distruggono e sopravviene la necrosi cellulare.
Il congelamento inoltre, distrugge le terminazioni nervose e induce un’anestesia immediata rendendo la distruzione cellulare indolore.
Qual è l’indicazione della crioterapia?
Il trattamento con crioterapia è riservato solo alle emorroidi interne.
Se applicata nelle emorroidi esterne, l’aumento di volume delle cellule adiacenti sopravvissute e l’edema che sopraggiungono con il riscaldamento del tessuto insieme ad un considerevole incremento della tensione cellulare sono causa di profusa secrezione sierosa e dolore.
La secrezione è particolarmente abbondante se il trattamento è eseguito distalmente alla linea dentata con il fine di trattare emorroidi esterne o marische, sino al punto che i pazienti sono costretti ad utilizzare assorbenti igienici per evitare la macerazione della cute circostante.
Come si applica la tecnica di crioterapia?
Il paziente è posto in posizione di Sims o di Jack-knife.
Con l’ausilio di uno speculum in plastica (questo materiale non conduce il freddo) si pone la sonda crioscopica di forma cilindrica a contatto con la parte da trattare, per tutta la lunghezza del plesso emorroidario.
Il tempo di contatto con lo strumento è di circa due minuti ma può variare in funzione del tipo di sonda adoperato. Le sonde ad anidrite carbonica, le più diffuse per il costo relativamente contenuto, hanno un potere di raffreddamento più basso (-89 0C) rispetto a quelle molto più costose ad azoto liquido (-196°C).
Il vantaggio di queste ultime risiede esclusivamente nella maggiore velocità con cui generano il congelamento del plesso emorroidario, riducendo i tempi della procedura.
Il congelamento, che si manifesta con la trasformazione del plesso emorroidario in una “palla di ghiaccio”, avviene a -22°C ed è quindi ottenibile con entrambi i tipi di sonda.
Trascorsi i 2-3 minuti la sonda viene rimossa ed il tessuto in pochi minuti si scongela tornando apparentemente identico allo stato iniziale.
Alcuni autori, fra cui Kaufman, consigliano una seconda applicazione dopo un periodo di scongelamento di 5-10 minuti.
Quali sono i risultati della crioterapia?
Ci sono studi che riportano risultati molto convincenti con grado di soddisfazione dei pazienti variabile dal 75% al 97%.
Progressivamente sia per l’allungarsi del follow-up, sia per l’arruolamento dei pazienti in casistiche più ampie ed in studi randomizzati, i risultati della tecnica sono apparsi progressivamente meno brillanti.
Smith, in uno studio randomizzato versus emorroidectomia, individua in quest’ultima una tecnica che offre una guarigione più rapida, senza residui di malattia.
O’Callaghane Goligher, inoltre, concordano nell’indicare la procedura come “time-consuming”.
Quali sono le complicanze della crioterapia?
Sono riportati casi di insorgenza di fastidiosi segni lasciati sulla cute, di formazione di trombosi nei vasi emorroidari non coinvolti dalla crio-distruzione ed anche casi di incontinenza, verosimilmente dovuti al danneggiamento dello sfintere interno per l’impossibilità di limitare in profondità la necrosi crio-generata.
Autori riportano di come applicazioni inappropriate possono determinare stenosi e/o incontinenza per un coinvolgimento degli sfinteri.
Keighley and AMilliams descrivono la crioterapia come una terapia dolorosa frequentemente associata a perdita di secrezioni e che causa allontanamento dal lavoro per almeno una settimana.
Questi stessi autori affermano che solo circa il 50% dei pazienti è pienamente soddisfatto di tale trattamento e che i risultati a lungo termine sono poco prevedibili. Sostanzialmente la procedura non è più raccomandata.