La classificazione di Goligherè la più diffusa per la patologia emorroidaria. Sebbene questa classificazione, che divide in quattro gradi il prolasso emorroidario, sia unanimemente accettata, presenta alcune criticità.
Di non agevole comprensione è infatti la definizione del primo grado nel quale si fanno rientrare le cosiddette “emorroidi non prolassate, aumentate di volume, che si proiettano nel canale anale e che sanguinano”.
E’ evidente che questa definizione di I grado si presta a diverse considerazioni critiche:
a) poco chiaro è perché includere queste emorroidi che non prolassano in una classificazione basata sul prolasso;
b) oltre al fatto che il proiettarsi di queste emorroidi nel lume anale è una condizione anatomica normale, appare scarsamente chiaro il concetto di “volume aumentato” in quanto non vengono fatti riferimenti né a un volume normale né ad un range di normalità; il volume emorroidario è notoriamente molto variabile nella popolazione e nello stesso individuo a seconda del momento fisiologico;
c) per definire questo I grado di prolasso si ricorre poi al sintomo sanguinamento, cosa illogica in una classificazione per il resto basata sul comportamento clinico del prolasso (riducibile spontaneamente, riducibile manualmente, non riducibile). Tale incongruenza nella classificazione è verosimilmente dovuta al fatto che la teoria del prolasso, così come fino ad ora formulata, non spiega sufficientemente i fenomeni clinici e, in un certo senso, l’essenza stessa della patologia emorroidaria.