Come si esegue la procedura dell’lavaggio peritoneale diagnostico?
Lavaggio peritoneale diagnostico viene eseguito previo posizionamento del sondino gastrico e del catetere vescicale.
Si esegue l’eventuale anestesia locale, poi si praticata un’incisione sotto ombelicale di cute, sottocute e fascia e poi viene introdotto nel peritoneo, attraverso un trocar, un catetere (tecnica semiaperta).
In alternativa, il peritoneo viene aperto e il catetere inserito sotto visione verso il Douglas (tecnica aperta).
Nei traumi del bacino e nella donna gravida oltre il terzo mese, è opportuno utilizzare un accesso mediano sovra ombelicale.
Il lavaggio viene eseguito con 10 mL/kg di Ringer riscaldato a 37 °C.
Si recupera il liquido di lavaggio (almeno 100 mL) mediante sacchetto a caduta e s’invia un campione in laboratorio.
Quanto è preciso nella diagnosi questa procedura?
Il lavaggio peritoneale ha una sensibilità ridotta nel caso di rottura del diaframma e lesioni retroperitoneali.
In caso di rottura di visceri cavi l’indagine è spesso inizialmente negativa.
Pertanto, nei casi dubbi è opportuno ripeterla dopo qualche ora.
Che morbilità ha questa procedura?
La morbilità è circa del 2% ed è legata a perforazioni di visceri cavi, emorragie dalla parete o intra e retroperitoneali.
Quali sono i criteri di positività e negatività?
Lavaggio peritoneale positivo | Lavaggio peritoneale negativo |
Aspirazione di 10 o più ml di sangue o materiale enterico o dopo lavaggio risultano questi valori laboratorici: | Mancata aspirazione di sangue o materiale enterico o dopo lavaggio risultano questi valori laboratorici: |
Globuli rossi >100.000/mm3 | Globuli rossi <50.000/mm3 |
Globuli bianchi >500/mm3 | Globuli bianchi <100/mm3 |
Amilasi >175 U/mm3 | Amilasi <75 U/mm3 |
Batteri (colorazione Gram) | Assenza di batteri |
Fibre alimentari | Assenza di fibre alimentari |