Il paziente chirurgico rappresenta una miriade di mediatori infiammatori, indotti dalla malattia primitiva, che può essere sia flogistica che settica o traumatica.
Queste sindromi da risposta infiammatoria sistemica (SIRS) e locale (ad es. peritonite) sono quelle che determinano la disfunzione o l’insufficienza d’organo e l’eventuale decesso del paziente.
Maggiore sarà l’infiammazione, peggiori saranno le condizioni del paziente e perciò maggiori saranno la morbilità e la mortalità previste.
Inoltre, qualsiasi cosa che facciamo per fermare l’infiammazione, potrebbe contribuire al suo aggravamento, aggiungendo così legna al fuoco infiammatorio. Una chirurgia eccessiva, eseguita in maniera inadeguata e troppo tardi, non fa che peggiorare la situazione del paziente.
Alla SIRS si contrappone la sindrome da risposta antinfiammatoria compensatoria (CARS), mediata dalle citochine antinfiammatorie, che, a sua volta, promuove l’immunosoppressione e la sepsi, molto frequente dopo interventi importanti e traumi gravi.
La filosofia del trattamento del paziente chirurgico sta nel fatto che, per curare o minimizzare il processo infiammatorio e la risposta antinfiammatoria, il trattamento deve essere accuratamente personalizzato in base alla patologia di ogni singolo paziente.
È inutile far fuoco indiscriminatamente in tutte le direzioni!