La definizione effettiva di sepsi è stata recentemente perfezionata per enfatizzare la patobiologia sistemica sottolineando che la sepsi dovrebbe essere definita come una disfunzione d’organo pericolosa per la vita causata da una risposta dell’ospite disregolata all’infezione e che qualsiasi sepsi è grave e in particolare shock settico.
Tuttavia, sono state sollevate preoccupazioni da questa nuova definizione di sepsi che semplifica eccessivamente la progressione fisiopatologica che coinvolge un paziente tipico e che questo paradossalmente ora complica la gestione clinica di ogni singolo paziente.
La precedente definizione accettata aveva stratificato alcuni passaggi funzionali che descrivevano una progressione dall’infiammazione sistemica fino allo shock settico passando per la sepsi e la sepsi grave.
Ciò ha consentito ai medici di stratificare praticamente i pazienti in categorie di rischio/beneficio per quanto riguarda gli interventi con potenziali effetti collaterali gravi e morbilità iatrogena.
Questa stratificazione operativa è particolarmente rilevante nella migliore gestione delle IAS, poiché le potenziali terapie vanno dalla sola terapia antibiotica non invasiva, agli approcci minimamente invasivi e infine alle tecniche chirurgiche aperte con cambiamenti anatomici talvolta permanenti.
Referenze:
Coccolini, F., Sartelli, M., Sawyer, R. et al. Source control in emergency general surgery: WSES, GAIS, SIS-E, SIS-A guidelines. World J Emerg Surg 18, 41 (2023). https://doi.org/10.1186/s13017-023-00509-4